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Scritto da Angelo Radica

Pubblicato il

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Rievocazione della Battaglia tra Turchi e Cristiani

Nel XV/ secolo Tollo, feudo dei baroni romignani di Chieti, apparteneva al regno di Napoli. La cittadina era munita di solide mura e di tre torri, la maggiore delle quali era situata nel punto in cui oggi viene costruita la torre di legno, ed assolveva ad una funzione di avvistamento del territorio a sud del feudo.

Nell'estate del 1566 la flotta ottomana minacciò le coste adriatiche con continui saccheggi e azioni distruttive. Verso la fine di luglio si diffuse il terrore in tutte le coste abruzzesi: i Turchi erano intenzionati a sbarcare, conquistare e distruggere la fortezza di Pescara, operazione che non riuscì perché all'interno vi era asserragliata una potente guarnigione Spagnola dotata di forte artiglieria. 

Fallito l'assedio a Pescara, Piali Pascià, comandante in capo della flotta Ottomagna, composta da 120 navi, ordinò l'invasione del litorale più a sud di Pescara che risulta sguarnito di ogni difesa. La mattina del 30 di luglio sbarcarono circa 7000 Turchi, che misero a ferro e fuoco la città di Francavilla portando via anche l'arca d'argento ove era custodito il corpo di S. Franco, e facendo circa 500 prigionieri. 

Il giorno succesivo i Turchi penetrarono verso l'interno, in parte nella valle del Foro e in parte verso Ortona, seminando ovunque morte e distruzione, per giungere infine sotto il castello di Tollo. Viene rievocata in forma spettacolare la battaglia tra cristiani e turchi, i quali, nel 1566, desistettero dall'assedio alla cittadina e si convertirono al cristianesimo grazie all'apparizione della Madonna del Rosario (da allora detta Madonna dei Turchi).

I Crociati con casacche bianche adornate da una croce rossa, e i Turchi, abbigliati con casacche rosse fregiate da una mezzaluna dorata, calzoni alla turca, scimitarre e altre insegne di chiara intonazione orientale, a mezzogiorno scendono in processione. Appena giunti in piazza Umberto 1° prendono le diverse posizioni i primi a difesa del fortilizio e i secondi alle porte del paese. 

Una sentinella, dall'alto del fortilizio, da l'allarme; giungono gruppi di Saraceni che si vedono piovere addosso dalla torre scorze di cocomero, maccheroni lessati, acqua bollente e fredda, per cui con urla più o meno indemoniate si ritirano per prepararsi a un secondo assalto. Crociati e Saraceni simulano con sciabole e scimitarre furibondi duelli, con le vittime che si buttano sul terreno inondato dei proiettili improvvisati scaraventati dalla torre. 

La battaglia infuria sempre più: i Turchi sono giunti fin sulla torre e combattono controi crociati quando un segnale di fumo annuncia l'arrivo dei rinforzi, le campane si mettono a suonare a distesa e, sull'alto della torre, compare un angelo con una spada sguainata che indica l'apparizione della Madonna del Rosario, detta anche Madonna dei Turchi.

La statua della Madonna, addobata con un sontuoso abito di raso color avorio damascato in oro, con in braccio il bambino, attraversa la piazza tra la gente e si ferma all'imbocco di Via Roma. Il comandante turco improvvisamente si inginocchia e prega a dimostrare la sua conversione e quella dei suoi uomini. Scoppiano gli applausi della folla mentre la statua della Madonna/ con i turchi che depongono le armi/ si avvia verso la chiesa seguita da Crociati, infedeli convertiti e popolo.

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